Londra. Una biografia, di Peter Ackroyd



"Quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita, perchè a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire." Samuel Johnson

Chi come me ama, anzi, adora Londra, non potrà non riconoscersi nel motto di Samuel Johnson e sicuramente apprezzerà la monumentale biografia che il bravissimo Peter Ackroyd ha dedicato alla sua città. Parlare di saggio storico è riduttivo e potrebbe spaventare molti lettori: Londra è un vero e proprio romanzo appassionante, un racconto gotico, un saggio erudito e tanto altro ancora... insomma un libro ricco e sfaccettato proprio come la città a cui è dedicato. Trascinati dalla scrittura impeccabile e mai noiosa di Ackroyd, riuscirete ad immaginare il mare che ricopriva il territorio di Londra in epoca Giurassica, rivivrete la campagna di conquista di Giulio Cesare e le guerre con i Sassoni, la nascita delle città medioevali, la vita nelle sue strade e nelle sue taverne in epoche diverse, la sua cucina, i mercati, i teatri prima e dopo Shakespeare, i bordelli, la città all'epoca di Dickens e di Swift, i commerci e la vita finanziaria della City, la sua grandissima vitalità in ogni epoca. Un viaggio meraviglioso che vi farà conoscere e apprezzare Londra ancora più di prima.

Il nome si presume di origine celtica, cosa imbarazzante per chi ritiene che qui non esistesse insediamento umano prima che i romani costruissero la loro città. L'effettivo significato, però, è controverso. Può derivare da Llyndon, la città fortezza (don) del lago o del corso d'acqua, ma questo appartiene più al gallese medioevale che al celtico. La provenienza potrebbe essere laindon, "lunga collina", o il gaelico lunnd, "palude". Una delle congetture più affascinanti, data la reputazione di violenza che i londinesi avrebbero acquisito più tardi, è che il nome sia derivato dall'aggettivo celtico londos, "feroce".

Se si scende per Cannon Street verso est, lungo il lato opposto rispetto alla stazione ferroviaria, si trova una griglia di ferro sul muro della Bank of China, che protegge una nicchia in cui è collocata una pietra alta all'incirca sessanta centimentri, con una scanalatura indistinta sulla sommità. Questa è la Pietra di Londra. Per molti secoli la credenza popolare riteneva si trattasse della Pietra di Brutus, da questi considerata una divinità. "Fino a quando la pietra di Brutus è al sicuro", recita un proverbio cittadino, "anche Londra prospererà."

Il grande ruggito della Londra ottocentesca è oggi diminuito d'intensità, ma è molto più esteso nei suoi effetti: a distanza lo si potrebbe percepire come un incessante stridio. (...) Il suono delle voci, un tempo caratteristico delle strade, adesso è stato reso marginale (....). Ma due aspetti di questi mutati paesaggi sonori sono rimasti inalterati. Per molti secoli i londinesi sono stati famosi perchè parlavano a voce più alta dei loro contemporanei, con una marcata tendenza a gridare. Londra è diventata un grido interminabile e immodificabile. C'è poi un secondo rumore tipico. Se si passa in Lombard Street in qualsiasi ora del giorno, per esempio, quella stretta via, come le altre nelle vicinanze, echeggia di passi frettolosi: è stato un suono continuo per molte centinaia d'anni, nel cuore della City, e può darsi che l'eco permanente dei passi perduti rappresenti il vero suono di Londra, nella sua caducità e nella sua perennità. 

A Londra l'assenza di rumore e di attività può essere particolarmente snervante. Gabriel Mourey, un viaggiatore francese dell'Ottocento, notava che la domenica "è come una città morta; ogni traccia della vita e dell'attività dei sei giorni precedenti è scomparsa." (...) c'è il silenzio della piazza di St Alban The Martyr, vicino alla indaffarata Holborn, e quello repentino di Keystone Crescent, in Caledonian Road. Lo troviamo in Kerry Street a Kentish Town, in Courtenay Square, vicino Kennington Lane, in Arnold Circus a Shoreditch. Forse queste zone di silenzio sono necessarie per l'armonia della città, che magari ha bisogno della sua antitesi per definire se stessa.

Nel 900 (...) Londra era una città di chiese, in numero maggiore che in ogni altra città europea: dentro le mura ne sorgevano più di un centinaio, sedici solo dedicate a St Mary (...) Il santo patrono della città medioevale era un monaco del settimo secolo che fungeva da vescovo di Londra: Erkenwald fu la guida spirituale dei sassoni dell'Est per diciotto anni e, dopo la morte gli furono attribuiti parecchi miracoli. Il carretto di legno o la portantina su cui il vescovo Erkenwald attraversava le vie di Londra divenne oggetto di culto. A frammenti e schegge di quel veicolo venivano accreditate virtù curative e la portantina fu messa dietro l'altare maggiore di St Paul insieme con le reliquie dello stesso santo.

Di fatto, è una caratteristica generale dei londinesi di passare la vita in zone relativamente circoscritte; per esempio è ancora possibile trovare abitanti di Hackney o Leutonstone che non sono mai andati a "occidente" e, analogamente, abitanti di Bayswater o di Acton che non sono mai stati nella parte orientale della città.

I parchi di Londa sono stati spesso chiamati "i polmoni" della città, ma sarebbe più giusto dire "il cuscino". Facendo molto caldo e non potendone più, Pepys scriveva, il 15 luglio 1666, "mi sono sdraiato sull'erba vicino al canale (di St James's Park) e ho dormito un poco".

Fucking è uno dei termini ingiuriosi di più lungo corso, risuonante nelle strade di Londra fin dal Duecento, e forse non è sorprendente che l'aggettivo prevalentemente utilizzato nel linguaggio dai londinesi sia "disgustoso". Il disgusto è la risposta alla corrente sotterranea di violenza e rabbia che esemplifica la vita in città, mentre l'ingiuria di natura sessuale può aver testimoniato la ripugnanza provata dai londinesi per la propria condizione un tempo peccaminosa e sporca. Comunque, l'attuale igiene e i costumi sessuali più liberi non hanno concretamente diminuito i  fucking e i cunts (fica) che si sentono per le strade.

Nel dodicesimo secolo un monaco descrive "un grande luogo di cucina" vicino al Tamigi, dov'erano acquistabili carne e pesce arrosto, fritto o bollito, mentre i più raffinati potevano ordinare cacciagione, senza dubbio accompagnata da vino o birra. Potrebbe vantare di essere stato il primo ristorante di Londra, ma uno storico della città ritiene che fosse di fatto una sopravvivenza di una cucina pubblica romana. In questo caso la tradizionale ospitalità cittadina è davvero antica.

Billingsgate fu forse il più antico dei mercati di Londra, presumibilmente circa quattrocento anni prima dell'inizio dell'era cristiana; non è impossibile che i pescatori portassero qui, nella remota antichità, i loro carichi di anguille e aringhe (...). Smithfield non ha la storia di Billingsgate, ma fin dall'undicesimo secolo lo smothe field, il terreno piano, appena oltre le mura della City, fu la zona dove si vendevano cavalli, pecore e bestiame, nota per l'ubriachezza, la turbolenza e in generale per la violenza che le valse l'appellativo di "casa dei teppisti", e che non terminò neppure con la concessione del decreto reale di mercato del bestiame nel 1638. (...) Tantissimi erano i mercati di verdure. Il Borough market di Southwark può rivendicare di essere il primo registrato, intorno all'undicesimo secolo. Ma il Covent Garden resta il più illustre. Un tempo era veramente un giardino (...). 

E' stato valutato che negli anni quaranta e cinquanta del Settecento esistessero diciasettemila "case del gin". (...) Nel 1870 la metropoli contava circa ventimila pub e vendite di birra, che rifornivano mezzo milione di clienti al giorno. (...) Nonostante le giustificate lamentele sulla standardizzazione sia della birra, sia dell'ambiente in cui berla, agli inizi del duemila esiste una varietà di pub superiore a ogni altra epoca di Londra. (...) i ciclisti si incontrano ancora al Downs, a Clapton, dove il Pickwick Bicycle Club si riunì la prima volta il 22 giugno 1870.

Il termine clubbing - riunirsi in gruppo al fine di intrattenimento sociale - fu usato per la prima volta nel Seicento; nel luglio 1660 Pepys scriveva: "Siamo andati a Wood's, la nostra vecchia casa, per fare club". Ma fu nel secolo successivo che nacque una varietà di club adatti a vari partecipanti.

Peter Ackroyd
Londra. Una biografia.
Neri Pozza
pag. 704

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