Assaggiando: Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar







Solo sapere che un buon libro ti sta aspettando alla fine di una lunga giornata, rende già quel giorno più felice. Kathleen Norris

Un paio di settimane fa mi sono imbattuta in una bellissima recensione di questo capolavoro su Sette, l'inserto del Corriere della Sera, a firma di Gian Arturo Ferrari. Possiedo questo libro da almeno un paio di decenni e spesso mi sono chiesta perchè non fossi riuscita a portarlo a termine la prima volta che lo affrontai. L'ho ripreso in mano tante volte perchè questa cosa non mi ha mai dato pace. Possiedo tantissimi libri e molti sono rimasti "sospesi", ma di questo ho sempre avuto la certezza che si trattasse di un capolavoro. Allo stesso tempo però, non mi sono mai sentita pronta ad immergermici. La recensione di Ferrero mi ha dato i brividi e un bel calcio nel sedere, di cui forse avevo tanto bisogno. Ed ora sono qui con il libro e la matita sempre appresso, pronta ad inebriarmi delle parole dell'imperatore Adriano uscite dalla magica penna di Marguerite, e ancora non riesco a capacitarmi di aver atteso tutto questo tempo per fare la sua conoscenza. Ma, come spesso accade ai rapporti nati dalla reciproca diffidenza, probabilmente sarà amore eterno.

A proposito della vita e dei piaceri

"Sono giunto a quell'età in cui la vita è, per ogni uomo, una sconfitta accettata. Dire che ho i giorni contati non significa nulla; è stato sempre così; è così per noi tutti."

"Rinunciare al cavallo è un sacrificio ancora più penoso per me: una belva non è che un avversario, ma il cavallo era un amico. (...) Lo stesso accade col nuoto: io vi ho rinunciato ma partecipo ancora alla delizia del nuotatore carezzato dall'acqua. (...) Così, da ciascuna delle arti che praticai a suo tempo traggo una conoscenza che mi compensa in parte dei piaceri perduti."

"La tecnica del vero seduttore esige, nel passaggio da un soggetto a un altro, una disinvoltura, un'indifferenza che io non provo e che, comunque, perdevo prima di abbandonarle intenzionalmente: non ho mai compreso come si possa essere sazio di un esser umano. La molteplicità delle conquiste contrasta con il desiderio di enumerare esattamente le ricchezze che ogni nuovo amore ci reca, di osservarlo mentre si trasforma; fors'anche mentre invecchia."

"Che cos'è l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni?"

A proposito dei libri e della cultura

"Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero. (...) Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri. In minor misura le scuole. (...) quasi tutto quello che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco. (...) L'impero l'ho governato in latino, in latino sarà inciso il mio epitaffio, sulle mura del mio mausoleo in riva al Tevere; ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto." 

A proposito delle donne

"Ho pensato spesso che coloro che amano appassionatamente le donne sono sedotti dal tempio e dal rituale del culto quanto dalla dea in persona (...) Idoli teneri, assai diversi dalle grandi femmine barbare, o dalle nostre contadine massicce e dure; esse nascevano dalle volute dorate delle grandi città, dalle arti del tintore o dal vapore roride delle terme come Venere da quello dei flutti greci. (...) Avrei desiderato molto di più: la creatura umana spoglia, sola con se stessa, come a volte bisognava bene che fosse, per una malattia, o dopo la morte di un primo flglio, o quando allo specchio appare la prima ruga. Un uomo che legge, o che pensa, o che fa calcoli, appartiene alla specie, non al sesso; nei suoi momenti migliori sfugge persino al concetto dell'umano. Ma le mie amanti pareva si facessero una gloria di non pensare se non da donne; lo spirito, l'anima, che cercavo, non era anch'essa che un profumo.

A proposito del potere

"Aveva ragione Cesare a preferire d'essere il primo in un villaggio che il secondo a Roma. Non per ambizione o per vanagloria, ma perchè chi occupa un ruolo secondario non ha altra scelta se non tra i pericoli dell'obbedienza, quelli della rivolta e quelli, ancor più gravi, del compromesso.

A proposito di Plotina

"Ella era incline alla filosofia di Epicuro, quel giaciglio angusto ma pulito, sul quale a volte ho disteso il mio pensiero anch'io. (...) Era casta per disdegno delle cose facili, generosa per elezione più che per natura, saggiamente diffidente, ma pronta ad accettare tutto da un amico, persino gli errori inevitabili. L'amicizia era un fatto elettivo per lei, e vi s'impegnava tutta intera, vi si abbandonava totalmente, come a me è accaduto solo con l'amore. Nessuno mi ha conosciuto quanto lei: ho lasciato che vedesse cose che ho accuratamente dissimulate a chiunque altro (....). L'intimità dei corpi, che non è mai esistita tra noi, è stata compensata da questo contatto di due spiriti intimamente fusi l'un con l'altro."

A proposito della politica

" A che valeva l'ordine alle frontiere se non riuscivo a convincere quel rigattiere ebreo e quel macellaio greco a vivere l'uno a fianco all'altro tranquillamente?"

 continua...


Marguerite Yourcenar
Memorie di Adriano
seguite dai
Taccuini d'Appunti
Traduzione di Lidia Storoni Mazzolani
Giulio Einaudi Editore








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