Brooklyn di Colm Tóibín, adattato da Nick Hornby per il grande schermo




Questo è il primo romanzo che leggo dell’irlandese Colm Tóibín. Come spesso mi accade quando vedo un bel film ispirato ad un romanzo, non ho resistito alla curiosità di leggere l’originale da cui il talentuoso Nick Hornby ha tratto la sceneggiatura.

La prosa di Tóibín è piena di grazia ma mai presuntuosa e i suoi personaggi sono tutti interessanti e credibili. Tóibín analizza in modo tagliente e realistico il profilo psicologico dei suoi personaggi e riesce a parlare di sentimenti e rapporti complessi in modo chiaro e potente, utilizzando parole semplici e un tono sempre molto controllato. Leggendo il suo romanzo, il lettore ha quindi l’illusione che i personaggi si rivelino autonomamente, a prescindere dalla voce del narratore.

Eilis stessa, la protagonista di Brooklyn, è un personaggio molto interessante: meno indifesa e più complessa di quanto appaia inizialmente, nel corso del romanzo rivela a poco a poco i suoi lati oscuri e nascosti. Arrivata in America dall’Irlanda per cercare un lavoro e costruirsi un futuro, Eilis all'inizio del romanzo appare come una ragazza ingenua, timida e impaurita. Più avanti però, il rifiuto fermo e deciso alle profferte di amicizia da parte della sua padrona di casa o il modo in cui riesce a far fronte alle avances da parte della sua caporeparto rivelano in realtà una personalità molto determinata, volitiva, sebbene l'autore non ecceda mai nei toni o nelle descrizioni.

Eilis è profondamente divisa tra il richiamo forte delle sue origini e il desiderio di costruirsi una nuova vita e lasciarsi tutto alle spalle, almeno fino all’incontro con Tony, un dolce ragazzo italo-americano che si innamora di lei e le fa intravedere la possibilità di piantare radici nella sua nuova terra. Quando Eilis finalmente decide di abbracciare la sua nuova vita, il destino la costringe a rientrare frettolosamente in Irlanda dalla sua famiglia. Il distacco repentino dalla sua nuova vita e la graduale reimmersione nella realtà di Enniscorthy le fa apparire l’esperienza di Brooklyn e lo stesso Tony come un sogno dal quale è inevitabile risvegliarsi. Eppure, in cuor suo, Eilis è consapevole del fatto che se fosse ancora a Brooklyn sarebbe l’Irlanda ad apparirle come un sogno dai colori sempre più evanescenti. Probabilmente Tóibín ci vuole dimostrare che, così come un seme mette radici e cresce nella terra in cui viene lasciato cadere, i luoghi plasmano la personalità delle persone, si impongono su di esse.

Accade rare volte che un film sia all’altezza del libro da cui è tratto e questa è sicuramente una di quelle. Merito di Nick Hornby, che ha saputo trarre una sceneggiatura fedele e allo stesso tempo fresca e adatta al grande schermo da un romanzo così intimista di Colm Tóibín, ma anche della regia di John Crowley e del contributo di attori epici come Jim Broadbent e Julie Walters e di giovani e promettenti talenti come Saoirse Ronan, Domhnall Gleeson ed Emory Cohen. La fotografia poetica di Yves Belanger, la colonna sonora trascinante di Michael Brook, i costumi e la scenografia semplicemente perfetti hanno fatto il resto.

ColmTóibín
Brooklyn
Traduzione di Alberto Pezzotta
BOMPIANI

Commenti

Post più popolari