La scuola cattolica, di Edoardo Albinati



"È questo, sempre, ogni romanzo: la narrazione di un'infelicità."
Edoardo Albinati

Non è facile parlare di un romanzo fiume di 1300 pagine, in cui sono racchiuse così tante riflessioni intime e sociali, su ciò che comporta essere un uomo, in particolare un maschio italiano, cresciuto in un quartiere della Roma bene ed educato presso una scuola cattolica a metà degli anni '70, lo stesso ambiente in cui maturò il delitto del Circeo.

La scuola cattolica in questione è l'Istituto San Leone Magno, che si trova sulla Nomentana, all'altezza della Basilica di Santa Costanza, sul confine orientale del quartiere Trieste a Roma e che l'autore cita sempre con l'acronimo SLM. Un istituto gestito da frati maristi e frequentato soltanto da ragazzi di buona famiglia. Un ambiente in cui giovani maschi in piena turbolenza ormonale in quegli anni vivevano segregati dal mondo femminile sviluppando inquietudini sessuali che amplificavano le normali angosce adolescenziali.

"... si celebrava una fraternità esclusiva, la quale però, paradossalmente, finiva per rafforzare la tendenza omosessuale all'interno del gruppo. È una conseguenza inevitabile in una comunità solo maschile: a forza di svalutare e disprezzare anche solo a parole, donne e froci e frocetti, per sbandierare virilità, si finisce per ricercare solo quella. Il vero maschilismo non può che essere omosessuale."

Il romanzo è popolato dai compagni di scuola e dagli insegnanti dell'autore, che vengono ritratti quasi come figure mitologiche, mescolando personaggi veri a personaggi romanzati e accentuando le caratteristiche personali che li rendono unici e indimenticabili, grazie alla capacità dell'autore di ricostruire il linguaggio, gli atteggiamenti e l'immaginario collettivo di una generazione.
"Arbus era alto, magro, il viso vagamente slavo incorniciato da lunghe bande di capelli neri unti come se non fossero mai stati lavati, la bocca dalle grosse labbra perennemente arcuate in quel mezzo sorriso che dà i nervi, e poi lo sguardo intelligentissimo dietro occhiali che sarebbero stati perfetti allo scienziato dei film di fantascienza e spionaggio, e cioè di quelli che fanno gli occhi enormi dietro lenti spesse come fondi di bottiglia..."
"Avevamo un compagno, Zipoli, che scriveva gli appunti di tutte le materie su un unico quaderno, a matita. Gli bastava un quaderno perché scriveva piccolissimo e preciso. In mezza pagina gli entrava l'intero Rinascimento, Aveva una calligrafia sottile come un capello di neonato, Ma perché a matita? L'ultimo giorno di scuola, Zipoli prendeva una gomma e cancellava tutto quello che aveva scritto in un anno.(...) In cinque anni di liceo Zipoli ha posseduto un solo quaderno, quello, e poi, d'accordo, varie matite (HHH?) e un set di gomme." 

Ho trovato molto toccanti e sincere le riflessioni di Albinati sulla sessualità e la fragilità del maschio. Se noi donne siamo dolcemente complicate gli uomini non sono di certo semplici!
"Il profondo e naturale bisogno dei maschi di ottenere amore e tenerezza e calore da parte degli altri maschi rimane quasi sempre insoddisfatto ed è per questo che viene interamente (e talvolta brutalmente) girato sulle donne; le quali finiscono investite loro malgrado dall'insostenibilità di tale richiesta, in modo spiccio e violento; così come spesso minacciosa e sproporzionata sarà la manifestazione rituale della mascolinità nei confronti delle donne, esibita in realtà per ottenere rispetto da parte degli altri maschi."
"Cosa vuol dire allora essere maschi? Come e grazie a cosa si viene riconosciuti come maschi? Siccome la gran parte dei maschi corrisponde assai poco all'immagine del maschio, non possiede affatto l'identità presunta del maschio vero, allora vuol dire che essere maschi significa non essere come effettivamente si è, ma come si dovrebbe essere."
Molto interessanti e a mio parere lucide le riflessioni filosofiche di Albinati sulla morale cattolica, sull'ipocrisia del rimorso e il ruolo del perdono che non ci hanno mai permesso di diventare una società laica e civile, che condivido totalmente:
"...dicono che a rimettere a posto le cose basti il rimorso, la confessione. Il "sentirsi in modo orribile" dovrebbe garantire il perdono a chi prova questo. Importano i sentimenti, veri o falsi che siano, piuttosto che i fatti. In Italia soprattutto, i sentimenti hanno sempre avuto la meglio sui fatti, che vengono considerati elementi accidentali, cancellabili o interpretabili con tanta sottigliezza da cambiare completamente di segno. Dei fatti ci si può sempre sbarazzare. La lezione paradossale del cristianesimo allena la mente appunto a questo, a rovesciare i dati del senso comune e dell'esperienza per cui, comunque vada, il peccatore redento sarà sempre in prima fila, a dare lezioni sul cammino percorso fin lì, a esibire i guai combinati che rivelano la sua profonda umanità.(...) Se una pecorella non si smarrisce in modo da venire poi recuperata e salvata, se un pellegrino non devia mai dalla retta via, non riceverà un briciolo di attenzione, anzi, che se ne andasse affanculo lui e tutta la sua rettezza."
Consiglio veramente a tutti di leggere La scuola cattolica, romanzo a metà strada tra Bildungsroman e trattato sul ruolo dell'educazione cattolica nella nostra società, senza farvi spaventare dalla sua mole. Il romanzo infatti scorre veloce grazie ad una prosa molto chiara e a un ritmo vivace, che alterna flusso di coscienza a ricordi in forma di diario. Sarà un bel banco di confronto per gli uomini della sua generazione - l'autore è classe '56 - che potranno riflettere su sogni e aspettative giovanili e vita reale, e per gli adolescenti di oggi, ancora alla ricerca della propria identità, ma anche un utile manuale d'istruzioni per madri di maschi come me e donne di ogni età alle prese con l'altra metà del cielo.

Per quanto mi riguarda, sono molto felice che una volta tanto il vincitore del Premio Strega sia riuscito a stregarmi!

Edoardo Albinati
La scuola cattolica
Rizzoli
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